Educazione ambientale
data di pubblicazione: 27-11-2020
NUOVO STUDIO SULLE MICROPLASTICHE
IN MARE E SULLE SPIAGGE
Un nuovo e innovativo studio sulle microplastiche in mare e sulle spiagge e relativo inquinamento è stato presentato al congresso nazionale della Società Geologica e della Società Italiana di Mineralogia e Petrologia, che quest’anno si è svolto a Bari la prima settimana di settembre, con ben 1.000 geologi – 1.200 temi di ricerca – 53 sessioni: una attività di ricerca realizzata con il supporto della Marina Militare Italiana.
Giovanni Scardino (Ricercatore Dipartimento Scienze della Terra e Geoambientali dell’Università di Bari): “Particolare attenzione stiamo prestando alle microplastiche in mare. Abbiamo trovato presenza di polimeri anche a 40 metri di profondità. Attività di ricerca volte a valutare la distribuzione delle plastiche e delle MPs nell’ambiente marino-costiero. Nell’ambito del progetto RETURN, finanziato dal Piano Nazionale Ripresa e Resilienza, si sta procedendo con la valutazione della presenza di plastiche sulle spiagge e di MPs in campioni di sedimento di spiaggia emersa e sommersa e lungo la piattaforma continentale. Utilizziamo la nuova tecnologia anche per l’individuazione di macroplastiche, sempre in mare, ad esempio l’App. L’applicazione permette di raccogliere una serie di fotografie georeferenziate e di classificare gli oggetti individuati”.
“Geology for a sustainable management of our Planet” è il titolo del congresso congiunto della Società Geologica Italiana (SGI) e della Società Italiana di Mineralogia e Petrologia (SIMP). Il titolo ha voluto sottolineare il concetto che le Geoscienze ricoprono un ruolo fondamentale per il raggiungimento degli obiettivi di sostenibilità prefissati dall’Agenda 2030 delle Nazioni Unite.
Angela Rizzo (Ricercatrice Dipartimento Scienze della Terra e Geoambientali dell’Università di Bari) spiega: “Analizzati sedimenti di spiaggia! I dati raccolti permetteranno di valutare la densità dei rifiuti presenti e il loro insieme rappresenta un’informazione utile per definire le probabili fonti, dirette e indirette, di inquinamento da plastiche e microplastiche e per intraprendere adeguate azioni di gestione per la tutela delle spiagge e dei nostri mari”.
“Sotto la lente di ingrandimento stiamo mettendo la presenza delle microplastica nei mari. Abbiamo scoperto la presenza di polimeri anche a 40 metri di profondità. La presenza di plastiche e microplastiche – MPs, cioè tutti i polimeri le cui dimensioni sono inferiori ai 5mm, nelle varie matrici ambientali pone seri rischi per la salute umana e per la tutela degli ecosistemi e rappresenta pertanto una delle principali problematiche che la comunità scientifica internazionale sta affrontando negli ultimi anni. Presso il Dipartimento di Scienze della Terra e Geoambientali dell’Università Aldo Moro di Bari sono attualmente in corso diverse attività di ricerca volte a valutare la distribuzione delle plastiche e delle MPs nell’ambiente marino-costiero. In particolare, nell’ambito del progetto RETURN, finanziato dal Piano Nazionale Ripresa e Resilienza, si sta procedendo con la valutazione della presenza di plastiche sulle spiagge e di Microplastiche – MPs – in campioni di sedimento di spiaggia emersa e sommersa e lungo la piattaforma continentale” ha aggiunto ancora il ricercatore Giovanni Scardino.
“Abbiamo analizzato i sedimenti marini. Uno studio che ha messo in evidenza la presenza di polimeri anche a 40 metri di profondità. Le attività di campionamento dei sedimenti marini, supportate dalla Marina Militare Italiana, sono state svolte lungo diversi settori della costa pugliese, a largo delle principali aree costiere urbanizzate e delle foci fluviali. Successivamente, i campioni sono stati analizzati in laboratorio – ha continuato Scardino – al fine di caratterizzare i polimeri in essi presenti. Le analisi dei sedimenti marini hanno messo in evidenza la presenza, anche fino alla profondità di 40 metri, di diversi polimeri come polietilene, polipropilene e polistirene, quest’ultimo principalmente derivante dalle attività di pesca, e di numerose fibre come il rayon presente nei tessuti. In questo caso il numero di particelle individuate per kg di sedimento varia da 209 a 1.246”.
Sul fronte del monitoraggio di microplastiche definite MPs e macroplastiche anche sulle spiagge, il Dipartimento di Scienze della Terra e Geoambientale dell’Università di Bari con la Lega Navale ha sviluppato uno strumento tecnologico a supporto, come ad esempio una nuova App! “Attraverso la collaborazione tra il Dipartimento di Scienze della Terra e Geoambientali, dell’Università di Bari e Lega Navale Italiana, è stato sviluppato uno strumento a supporto del monitoraggio delle plastiche che galleggiano sulla superficie del mare. In particolare, è stata implementata un’applicazione per dispositivi cellulari con la piattaforma iNaturalist (dominio di National Geographic) per lo sviluppo di una base di raccolta dati denominata “nauticAttiva”. I dati che vengono consistono in fotografie degli elementi in plastica che l’utente individua in mare. L’applicazione permette di raccogliere una serie di fotografie georeferenziate e di classificare gli oggetti individuati. La localizzazione, la data e l’ora di ogni osservazione vengono automaticamente assegnate al momento in cui viene eseguita un’osservazione attraverso il GPS con un’accuratezza di 15 m e l’orologio del dispositivo cellulare. In caso di assenza del campo di rete mobile – ha affermato Giovanni Scardino – come spesso avviene in mare aperto, l’osservazione viene messa in sospensione dal dispositivo per poi essere successivamente registrata automaticamente sul progetto con il ripristino della comunicazione di rete. Ad ogni osservazione è possibile inserire delle note e informazioni aggiuntive direttamente dal dispositivo mobile, in maniera da dettagliare gli elementi individuati con altre informazioni, come presenza di olii e detriti associati alle plastiche. Tali info risultano essenziali per pianificare campionamenti, analisi e bonifiche dei siti contaminati da plastiche. La App nauticAttiva è rivolta a tutte le persone che frequentano le nostre coste e che desiderano contribuire alla tutela dei nostri mari”.
“Per quanto riguarda i sedimenti di spiaggia – ha aggiunto la ricercatrice Angela Rizzo -, sono state seguite procedere standard di campionamento. Il monitoraggio delle plastiche sulle spiagge avviene tramite l’applicazione sia di procedure riconosciute a livello internazionale e che prevedono l’analisi diretta quanto su approcci più innovativi basati sull’utilizzo dei droni e di sistemi di riconoscimento automatico degli oggetti. Nello specifico, durante le attività di monitoraggio si contano tutti gli elementi con dimensioni superiori a 2,5 cm presenti su un tratto di spiaggia di almeno 100 m di lunghezza. Tutti gli elementi individuati vengono poi classificati seguendo i codici di classificazione europea. Tali dati permettono di valutare la densità di rifiuti presenti sulla spiaggia monitorata, calcolata come numero di oggetti raccolti nell’area di campionamento ed espressa quindi come elementi su m2. I risultati delle attività di monitoraggio ad oggi svolte, hanno evidenziato che gli elementi più comuni che si ritrovano sulle spiagge pugliesi sono i frammenti di polimeri artificiali (plastica e polistirolo), seguiti dalle reti da pesca, o parti di esse, e dai tappi e anelli in plastica di bottiglie per bevande. Inoltre, dalle osservazioni a microscopio ottico effettuate sui sedimenti di spiaggia sono state riscontrate densità di MPs variabili, con valori compresi tra 429 e 1015 MPs/kg. il valore della densità indica il numero di particelle individuate in 1 kg di sedimento. Le MPs individuate sono caratterizzate da differenti colori, dimensioni e forme con prevalenza di fibre”.
“L’insieme di questi dati rappresenta un un’informazione utile per definire le probabili fonti, dirette e indirette, di inquinamento da plastiche e microplastiche e per intraprendere adeguate azioni di gestione per la tutela delle spiagge e dei nostri mari” conclude la ricercatrice, parte del team che ha realizzato il nuovo studio con una analisi scientifica sulla presenza e localizzazione dei rifiuti in mare e sulle stesse spiagge.
ECONOMIA CIRCOLARE E RIFIUTI SPECIALI
Una diminuzione del 2,1% nella produzione di rifiuti speciali rispetto al 2021. E’ il dato emerso nell’ultima indagine dell’ISPRA – l’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale del Ministero dell’Ambiente – relativamente ai rifiuti speciali in Italia e certificata nell’ultimo Rapporto relativo all’annualità 2022.
A pesare il conflitto in Ucraina e la crisi energetica, che hanno interessato le attività industriali, commerciali, artigianali, di servizi, di trattamento dei rifiuti e di risanamento ambientale: prodotti 161,4 milioni di tonnellate di rifiuti speciali, equivalente a oltre 3,4 milioni di tonnellate in meno rispetto all’anno precedente.
Nell’analisi è il settore delle costruzioni e demolizioni – con quasi 80,8 milioni di tonnellate – quello con la maggiore produzione totale di rifiuti speciali, concorrendo per il 50% di quella complessiva. I rifiuti non pericolosi, che rappresentano il 93,8% del totale dei rifiuti prodotti, calano di 2,7 milioni di tonnellate (-1,8%) e quelli pericolosi seguono la stessa tendenza, diminuendo di quasi 680 mila tonnellate (-6,4%). Il dato complessivo vede i rifiuti speciali non pericolosi ammontare a 151,4 milioni di tonnellate e quelli pericolosi a quasi 10 milioni di tonnellate. Resta, invece il settore manifatturiero a incidere maggiormente sulla produzione dei rifiuti pericolosi con il 37,3%, corrispondente a 3,7 milioni di tonnellate.
A livello regionale, la Lombardia produce 35,3 milioni di tonnellate (38,1% del totale dei rifiuti speciali generati nel nord Italia e il 21,9% di quelli prodotti a livello nazionale), il Veneto circa 17,1 milioni di tonnellate (18,5%) della macroarea e 10,6% della produzione totale), l’Emilia-Romagna 14,5 milioni di tonnellate (15,7% e 9%) e il Piemonte quasi 13,6 milioni di tonnellate (14,6% e 8,4%). Tra le regioni del Centro, i maggiori valori di produzione si riscontrano per il Lazio con quasi 11,2 milioni di tonnellate (39,8% della produzione del centro Italia, 6,9% della produzione nazionale) e per la Toscana (9,7 milioni di tonnellate, 34,6% e 6%).
Al Sud la Campania, con una produzione complessiva di rifiuti speciali pari a circa 10,3 milioni di tonnellate, costituisce il 25,4% del totale della macroarea geografica (6,4% del totale nazionale), seguita dalla Puglia con 9,7 milioni di tonnellate (23,9% e 6%) e dalla Sicilia (quasi 9 milioni di tonnellate, 22,1% e 5,5%).
Il recupero di materia costituisce la quota predominante della gestione dei rifiuti speciali con il 72,2% (127,6 milioni di tonnellate), mentre le operazioni di smaltimento rappresentano il 14,9%. Lo smaltimento in discarica interessa circa 8,9 milioni di tonnellate di rifiuti (il 5% del totale gestito).
Il rapporto è completato con le informazioni su alcuni flussi di rifiuti che, per quantità o complessità, presentano le maggiori criticità gestionali: il quantitativo di rifiuti prodotti contenenti amianto (243 mila tonnellate) è in diminuzione rispetto al 2021 (-28,3%). Per i veicoli fuori uso il reimpiego e riciclaggio sono complessivamente pari all’86%. Le tonnellate di pneumatici fuori uso gestite in Italia sono circa 520. I fanghi di depurazione delle acque reflue urbane presentano una contrazione di poco superiore alle 40 mila tonnellate rispetto al 2021. Il 79,8% dei rifiuti da costruzione e demolizione è stato riciclato. I rifiuti sanitari pericolosi rilevano un decremento superiore al 3% rispetto al 2021.
Il report dell’ISPRA evidenzia un settore dinamica su stoccaggio e discariche: la realtà nazionale mostra la presenza di un distretto europeo del riciclo, con due terzi dei rifiuti speciali avviati a recupero, cui sommare più del 50% dei rifiuti urbani.
Tra le sfide quella della realizzazione di più impianti e hub tecnologici destinati al riciclo e allo sviluppo dell’economia circolare, sfruttando le risorse del Pnrr e finanziamenti europei.
Tuttavia, non mancano già esempi virtuosi nell’impiantistica di ultima generazione, con la selezione, la cernita altamente automatizzata, la triturazione e la pressatura meccanica dei rifiuti, un processo industriale che consente il recupero delle frazioni merceologiche riciclabili come materie prime (carta, ferro, plastica, legno, cartone, ecc.) e la triturazione dei rifiuti non valorizzabili per successivo invio a recupero energetico.
LA MODA, L’INDUSTRIA TESSILE E I RIFIUTI: COSA CAMBIA NELLA SFIDA DELLA TRANSIZIONE ECOLOGICA
I vestiti che indossiamo ogni giorno sono al centro di importanti novità sul fronte della sostenibilità ambientale e dei processi di economia circolare. Stiamo parlando dell’industria tessile.
I dati dicono che nell’UE la raccolta dei rifiuti tessili arriva solo al 27%, quindi necessaria una migliore raccolta differenziata, ma anche selezione e riciclo: un monito arrivato dall’Agenzia Europea per l’ambiente (AEA) che ha pubblicato un report (‘Management of used and waste textiles in Europe’s circular economy’): la maggior parte dei rifiuti tessili in Europa finisce nei rifiuti misti, solo il 10% in media viene, infatti, raccolto separatamente dagli altri rifiuti urbani.
E così, per garantire un uso più circolare dei prodotti tessili le norme europee stabiliscono che dal 1 gennaio 2025 tutti i Paesi Ue dovranno praticare la raccolta differenziata dei rifiuti tessili. Nel mirino della Commissione europea una modifica della direttiva per introdurre l’obbligo di responsabilità estesa del produttore (EPR) per i prodotti tessili.
Nel report AEA del 2023, la maggior parte degli Stati membri dell’UE disponeva già di sistemi di raccolta differenziata, “ma per lo più per raccogliere i prodotti tessili riutilizzabili”, senza una componente fondamentale come il riciclo vero e proprio.
Bisogna evitare, quindi, che i prodotti tessili raccolti finiscano negli inceneritori, nelle discariche o vengano esportati in regioni al di fuori dell’UE.
La moda e il comparto tessile si dovranno aprire alla sostenibilità ambientale e ora rientrano a pieno titolo nella classificazione tra le attività economiche sostenibili, incentivando investimenti verdi nel settore.
Oltre a direttive specifiche dalla UE che impongono alle aziende una maggiore trasparenza nella comunicazione delle caratteristiche sostenibili dei loro prodotti e servizi, tra le innovazioni anche il Passaporto Digitale per i Prodotti: il regolamento sulla progettazione ecocompatibile (ESPR) prevede informazioni sulla composizione e il ciclo di vita del prodotto, fornendo un aiuto ai consumatori e sostenere comportamenti virtuosi nel riciclo dei materiali.
E nei processi di produzione più sostenibili anche l’etichettatura dei prodotti, i criteri Ecolabel per tessili, calzature e le disposizioni su emissioni e rifiuti di imballaggio.
Una sfida non semplice quella della transizione ecologica per l’industria della moda e tessile italiana, che intreccia la filiera della moda, i consumatori-utenti e la stessa economia circolare di settore.
INTELLIGENZA ARTIFICIALE E RACCOLTA RIFIUTI PIU’ EFFICIENTE
I cittadini protagonisti della sostenibilità ambientale: l’analisi e l’elaborazione di grandi quantità di dati per ottimizzare l’azione dei mezzi e il comportamento virtuoso delle persone
La realizzazione di un vero ciclo virtuoso dei rifiuti secondo i dettami dell’economia circolare passa anche, e forse soprattutto, dai comportamenti virtuosi dell’utenza nelle procedure di raccolta differenziata e di gestione delle varie tipologie di rifiuto: in quest’ottica potrebbe giocare un ruolo importante la stessa Intelligenza Artificiale – AI -, le cui applicazioni nel settore non sono più una chimera, ma strumenti tangibili di una svolta tecnologica nel segno della sostenibilità ambientale.
Nel nuovo approccio hi-tech ecco il cosiddetto “waste management”, ovvero una gestione intelligente, efficace ed efficiente di ogni tipologia di rifiuto grazie all’elaborazione e al monitoraggio di una gran mole di dati che garantisce da una parte la funzionalità della raccolta e dello smaltimento dei rifiuti, dall’altra l’equità fiscale attraverso un calcolo accurato, puntale e dimostrabile di quanto il cittadino e l’azienda conferiscono.
Il sistema informatico avanzato prevede l’utilizzo di sensori e veicoli intelligenti per ottimizzare la raccolta, una analisi a priori e strategica, notifiche push e interazione costante dei cittadini: un modello innovativo che unisce tecnologia e sostenibilità per contribuire alla qualità della vita urbana.
Si tratta di una gestione del ciclo dei rifiuti incentrata sui principi improntata al Machine Learning, nel quale, ad esempio, ogni mezzo per la raccolta è una sorta di esploratore urbano che, guidato dall’Intelligenza Artificiale, elabora e pianifica in modo dinamico il suo percorso, misurato per ottenere il massimo risultato con il minimo sforzo, con complessivi effetti positivi nella riduzione dell’impatto ambientale.
L’apparato gestionale “intelligente” raccoglie, quindi, una enorme quantità di informazioni, rielaborati in dati avanzati per riconoscere la tipologia di rifiuto e comprendere i modelli comportamentali dei cittadini, con l’obiettivo di ottimizzare al massimo l’intera filiera. A fianco del sistema, inoltre, si integrano pienamente anche le stesse App a disposizione delle utenze, che agevolano il corretto conferimento dei rifiuti nelle rispettive località di residenza.
Ai cittadini viene stimolata una partecipazione attiva e diretta, con la possibilità di fornire dei feedback in tempo reale, segnalando al tempo stesso problemi o criticità per migliorare il sistema di gestione dei rifiuti.
L’analisi comportamentale si concretizza grazie ai sistemi GEOAI (geolocalizzazione integrata con IA), che combinano l’elaborazione dei dati geospaziali con gli algoritmi di apprendimento automatico e altre tecniche di intelligenza artificiale: una tecnologia che consente, ad esempio, di prevedere il riempimento di un cassonetto prima della segnalazione dei sensori, fornendo un supporto decisionale sulle azioni necessarie al ciclo di raccolta dei rifiuti.
In conclusione, i sistemi integrati di “waste management” sono funzionali al processo di conferimento-raccolta-gestione dei rifiuti, rappresentando un valore aggiunto per il fatto di affidare un ruolo da attore protagonista al singolo cittadino nella tutela dell’ecosistema urbano, con responsabilità e capacità decisionali, oltre a significativi vantaggi sul fronte delle tariffe tramite i processi di ottimizzazione bidirezionali garantiti dall’Intelligenza Artificiale. Una nuova frontiera per il settore e la sostenibilità ambientale.
INTELLIGENZA ARTIFICIALE E RIFIUTI: NUOVE FRONTIERE
Intelligenza artificiale e rifiuti urbani, come le tecnologie applicate entrano nel settore dell’igiene ambientale. Premessa: AI – acronimo inglese per intelligenza artificiale – è ora più che mai al centro del dibattito pubblico, a livello economico, politico e sociale, tra paure e prospettive avveniristiche per migliorare la vita di tutti noi.
Le sue applicazioni stanno sempre di più interessando il settore dell’economia circolare e il ciclo dei rifiuti, nell’era della transizione ecologica e della ricerca “disperata” della sostenibilità ambientale.
Dunque le innovazioni digitali e tecnologiche sono ormai parte integrante del comparto: la stessa SAT Servizi Ambientali ha introdotto una sua App per l’utenza dei vari comuni o ancora il servizio con “Alexa” per agevolare i cittadini nel corretto comportamento di gestione dei rifiuti urbani.
Tra i progetti di ricerca sull’uso dell’AI negli impianti di raccolta differenziata, spicca quello finanziato dall’Istituto europeo di innovazione e tecnologia Climate-KIC per migliorare la gestione municipale dei rifiuti, lo sfruttamento delle risorse, nonché il benessere dei lavoratori. Il recupero delle materie prime contenute nei rifiuti, rappresenta una delle principali direttrici dell’economia circolare e dello stesso ciclo integrato dei rifiuti. L’UE si è data come obiettivo entro il 2030 quello di dimezzare i rifiuti urbani non riciclati.
Il progetto pilota “ZRR for municipal waste”, realizzato in un impianto nei pressi di Barcellona, ha avviato l’automazione degli impianti di raccolta differenziata dei rifiuti urbani integrando o sostituendo la selezione manuale tramite l’uso di robot dotati di intelligenza artificiale. La sperimentazione ha voluto verificare l’aumento dei tassi di riciclaggio e la purezza dei materiali recuperati, la raccolta di ulteriori materiali dai flussi respinti, oltre al miglioramento delle condizioni dei lavoratori.
Gli attuali impianti di raccolta differenziata dei rifiuti urbani europei hanno già strumentazioni di automatizzazione, utilizzando, ad esempio, apparecchiature come selezionatori ottici, magneti, etc. Tuttavia alcune attività devono ancora essere eseguite manualmente, come il controllo di qualità del materiale recuperato, lo smistamento manuale di flussi fuori misura o di rifiuti che contengono ancora un numero significativo di materiali riciclabili.
L’intelligenza artificiale e gli sviluppi della robotica nella gestione dei rifiuti, e in particolare nella raccolta differenziata dei rifiuti urbani, possono trasformare la progettazione e il funzionamento degli impianti producendo una maggiore efficienza operativa e una governance più sostenibile.
Nonostante questa nuova frontiera nel settore, i flussi di rifiuti eterogenei, come i rifiuti domestici, rappresentano ancora sfide considerevoli per i sistemi robotici, ma possono rappresentare un aiuto in alcuni fasi del riciclo, forse non una vera e propria “rivoluzione” in senso stretto, bensì una componente sempre più importante nella trasformazione dell’intera filiera dei rifiuti.
LA MAPPA DELLA PLASTICA NEGLI OCEANI
Un recente articolo comparso sul quotidiano “The Guardian” ha riportato gli esiti della ricerca condotta dal centro “5 Gyres Institute” e pubblicata sulla rivista Plos One. La ricerca aveva come obiettivo quello di valutare le tendenze della plastica negli oceani dal 1979 al 2019. Gli autori hanno rilevato un rapido aumento dell’inquinamento marino da plastica e hanno incolpato l’industria della plastica per non aver riciclato o progettato per la riciclabilità.
I ricercatori hanno esaminato 11.777 campioni di plastica galleggiante nell’oceano per creare una serie temporale globale che stimasse il numero medio e la massa di microplastiche nello strato superficiale dell’oceano, mettendo in relazione i dati con le misure politiche internazionali volte a ridurre l’inquinamento da plastica per valutarne l’efficacia.
Lo studio ha rilevato che a partire dal 2005 si è verificato un rapido aumento della massa e dell’abbondanza di plastica negli oceani. Ciò potrebbe riflettere un aumento esponenziale della produzione di plastica, la frammentazione dell’inquinamento plastico esistente o i cambiamenti nella produzione e nella gestione dei rifiuti terrestri.
Mantenendo la situazione come quella attuale, si prevede che il tasso di plastica che entra negli ambienti acquatici aumenterà di circa 2,6 volte dal 2016 al 2040.
Gli scienziati hanno chiesto ai governi di intervenire per arginare la marea di plastica. Il dottor Edward J. Carpenter, dell’Estuary and Ocean Science Center della San Francisco State University, ha dichiarato: “Sappiamo che l’oceano è un ecosistema vitale e abbiamo soluzioni per prevenire l’inquinamento da plastica. Ma l’inquinamento da plastica continua a crescere e ha un effetto tossico sulla vita marina. È necessaria una legislazione che limiti la produzione e la vendita di plastica monouso o la vita marina sarà ulteriormente degradata. Gli esseri umani hanno bisogno di oceani sani per un pianeta vivibile”.
Il documento arriva al momento giusto, visto che in primavera gli Stati membri delle Nazioni Unite si riuniranno per decidere le politiche sull’inquinamento da plastica.
Per leggere la mappattura aggiornata della presenza della plastica negli ambienti acquatici è possibile consultare https://www.5gyres.org/plasticsmog
LA FILIERA DELLA PLASTICA
Il riciclo delle vaschette in PET, dei vassoi in XPS e degli imballaggi in PS. Il rifiuto si trasforma in nuovo materiale riutilizzabile. Un motivo in più per riciclare e aiutare l’Ambiente!
COREPLA
Campagna CdC RAEE per la raccolta dei rifiuti elettronici
“The Coach” è la campagna di comunicazione cross-media voluta dai produttori di AEE e promossa dal CdC RAEE con l’obiettivo di sensibilizzare i cittadini sulle tematiche della corretta raccolta dei rifiuti elettrici ed elettronici e della tutela dell’ambiente.
La plastica nell’economia circolare. Cosa farà la UE
La plastica è ampiamente utilizzata in tutti i settori dell’economia: dagli imballaggi all’edilizia, dalle autovetture all’elettronica come in agricoltura e in tanti altri settori; tuttavia lo smaltimento dei rifiuti di plastica pone numerose sfide. La produzione mondiale di plastica è 20 volte superiore a quella degli anni ‘60 e, stando alle previsioni, entro il 2050 potrà quasi quadruplicare. Sebbene esistano migliaia di tipi di plastica, il 90% di questi deriva dai combustibili fossili vergini. Circa il 6% del consumo mondiale di petrolio è utilizzato per produrre plastica e tale percentuale potrebbe raggiungere il 20% entro il 2050. I dati del settore indicano che in Europa il 42% dei rifiuti di plastica post-consumo è sottoposto a incenerimento con recupero di energia, il 31% è riciclato e il 27% e collocato in discarica. Circa il 63% dei rifiuti di plastica che sono stati raccolti e riciclati sono gestiti nell’Unione europea mentre il restante 37% è esportato. Una plastica non costosa, duratura e versatile presenta molteplici benefici. Tuttavia sappiamo che la plastica dispersa nell’ambiente ha conseguenze negative per la natura, il clima e la salute umana. Si stima che una percentuale compresa tra il 2 e il 5% della plastica prodotta, finisca negli oceani causando danni per gli ecosistemi costieri e marini. Particolarmente preoccupante è la microplastica poiché può essere ingerita dagli animali selvatici, causando potenziali danni fisici, pregiudicando la fertilità e fungendo da vettore delle tossine.
La Comunità Europea e il Parlamento Europeo in particolare, hanno definito azioni precise per affrontare il problema. La strategia presenta un ampio ventaglio di misure incentrate in quattro ambiti: 1) migliorare gli aspetti economici e la qualità del riciclaggio della plastica; 2) ridurre i rifiuti di plastica e arginare il loro abbandono nell’ambiente; 3) promuovere gli investimenti e l’innovazione nella catena del valore della plastica; 4) sfruttare le azioni globali.
Per avere un quadro preciso delle politiche che porteranno ad una maggiore azione di recupero consigliamo di visitare le pagine del Parlamento Europeo dedicate dove potete trovare tutte le informazioni più aggiornate.
https://www.europarl.europa.eu/news/it/headlines/priorities/lotta-all-inquinamento-da-plastica
Puliamo il mondo – Legambiente
Educazione ambientale al centro dell’azione di SAT Servizi Spa in tema di rifiuti e di una corretta raccolta differenziata. Per questo SAT aderisce all’iniziativa “Puliamo il Mondo” che si svolge in diverse città italiane e anche nelle località del savonese.
“Puliamo il mondo” è una iniziativa di volontariato promossa da Legambiente in collaborazione con Anci ed è rivolta a tutti i cittadini, in particolare agli studenti e i loro genitori, creando un rapporto interattivo e partecipativo nella gestione dei rifiuti, quindi nel segno della sostenibilità ambientale.
La partecipazione di SAT si inserisce a pieno titolo nella nuova campagna informativa promossa dall’azienda pubblica, che punta a coinvolgere in maniera capillare l’utenza nella giusta raccolta differenziata. Il messaggio è quello di contribuire seguendo le corrette regole di conferimento dei rifiuti, un passaggio essenziale per realizzare un vero ciclo integrato e quindi vedere i rifiuti stessi non come un problema ma una risorsa per le comunità locali.
SAT è e sarà ancora in prima linea nello stimolare i comportamenti virtuosi dei cittadini, con particolare attenzione alle nuove generazioni e alle buone pratiche ambientali sui rifiuti, essenziali per realizzare la successiva fase di riciclo.
“Bloccare ogni forma di dispersione dei rifiuti è un obiettivo primario, per tutti Noi…” rilancia con forza SAT per “Puliamo il mondo”. Nei piani aziendali sono previste iniziative ludico-didattiche per le scuole e anche attività di pulizia e raccolta di carta, plastiche e lattine, accompagnata dalla fase del giusto conferimento dei rifiuti.
Tanti gli appuntamenti in calendario per gli esperti di SAT, che forniscono supporto tecnico e operativo nelle diverse attività e iniziative organizzate con le scuole, i giovani e le comunità locali: fornitura di sacchi per la raccolta, oltre al successivo trasporto in discarica dei rifiuti rimossi, ad esempio.
Un programma aziendale all’insegna dell’educazione ambientale e di azioni pratiche sul territorio di pulizia, raccolta e giusto conferimento dei rifiuti.
Ricordiamo che SAT ha sviluppato una nuova comunicazione integrata, social e web, proprio per ampliare, modernizzare e semplificare la ricezione di tutte le informazioni sulla raccolta e gestione dei rifiuti per cittadini e utenti, rafforzando la presenza sui territori di competenza grazie alla collaborazione operativa con le stesse amministrazioni comunali del savonese.
E poi la nuova App, facilmente scaricabile da smartphone e da dispositivi mobili, per conoscere tutte le novità del proprio comune ed essere aggiornati in tempo reale su novità, avvisi e comunicazioni di settore.
Che cos’è l’economia circolare?
L’economia circolare è un modello di produzione e consumo che implica condivisione, prestito, riutilizzo, riparazione, ricondizionamento e riciclo dei materiali e prodotti esistenti il più a lungo possibile.
In questo modo si estende il ciclo di vita dei prodotti, contribuendo a ridurre i rifiuti al minimo. Una volta che il prodotto ha terminato la sua funzione, i materiali di cui è composto vengono infatti reintrodotti, laddove possibile, nel ciclo economico. Così si possono continuamente riutilizzare all’interno del ciclo produttivo generando ulteriore valore.
I principi dell’economia circolare contrastano con il tradizionale modello economico lineare, fondato invece sul tipico schema “estrarre, produrre, utilizzare e gettare”. Il modello economico tradizionale dipende dalla disponibilità di grandi quantità di materiali e energia facilmente reperibili e a basso prezzo.
Il Parlamento europeo chiede l’adozione di misure anche contro l’obsolescenza programmata dei prodotti, strategia propria del modello economico lineare.
Perché è necessaria la transizione verso un’economia circolare?
Ci troviamo di fronte a un aumento della domanda di materie prime e allo stesso tempo a una scarsità delle risorse: molte delle materie prime e delle risorse essenziali per l’economia sono limitate, ma la popolazione mondiale continua a crescere e di conseguenza aumenta anche la richiesta di tali risorse finite.
Questo bisogno di materie prime crea una dipendenza verso altri paesi: alcuni stati membri dell’UE dipendono da altri paesi per quanto riguarda l’approvvigionamento.
Non dobbiamo poi dimenticare l’impatto sul clima: i processi di estrazione e utilizzo delle materie prime producono un grande impatto sull’ambiente e aumentano il consumo di energia e le emissioni di anidride carbonica (CO2). Un uso più razionale delle materie prime può contribuire a diminuire le emissioni di CO2.
Quali sono i vantaggi?
Grazie a misure come prevenzione dei rifiuti, ecodesign e riutilizzo dei materiali, le imprese europee otterrebbero un risparmio e ridurrebbero nel contempo le emissioni totali annue di gas serra. Al momento la produzione dei materiali che utilizziamo ogni giorno è responsabile del 45% delle emissioni di CO2.
La transizione verso un’economia più circolare può portare numerosi vantaggi, tra cui:
- Riduzione della pressione sull’ambiente
- Più sicurezza circa la disponibilità di materie prime
- Aumento della competitività
- Impulso all’innovazione e alla crescita economica (un aumento del PIL dello 0,5%)
- Incremento dell’occupazione – si stima che nell’UE grazie all’economia circolare potrebbero esserci 700.000 nuovi posti di lavoro entro il 2030.
Con l’economia circolare i consumatori potranno avere anche prodotti più durevoli e innovativi in grado di far risparmiare e migliorare la qualità della vita. Ad esempio, ricondizionare i veicoli commerciali leggeri anziché riciclarli potrebbe portare a un risparmio di materiale per €6,4 miliardi all’anno (circa il 15% della spesa per materiali) e €140 milioni in costi energetici, con una riduzione delle emissioni di gas serra pari a 6,3 milioni di tonnellate. (https://www.europarl.europa.eu/)
“Green Game”: il concorso per le scuole
GREEN GAME è il concorso didattico-culturale a livello nazionale riservato agli studenti delle classi 1^ e 2^ delle scuole secondarie di II grado, indetto dai principali Consorzi nazionali per il riciclo, che prevede una fase locale e una nazionale. La gara segue il format del quiz a squadre, si avvale di tecnologie interattive e consiste nello sfidarsi rispondendo esattamente a domande multi-risposta, a tempo. E’ possibile partecipare al Green Game Digital da scuola o da casa. Per avere più informazioni è possibile visitare il sito www.greengame.it.
Nelle ultime edizioni è in crescita la partecipazione al concorso delle scuole e istituti savonesi che con i loro progetti sulla sostenibilità e il riciclo dei materiali hanno sono arrivati alla finalissima di Roma.
E’ molto importante parlare di tutela nel settore dell’igiene urbana-ambientale, così come di economia circolare e farlo in modo alternativo, divertente, creando così un mix vincente. Fare la raccolta differenziata e recuperare le nostre “risorse” dai rifiuti significa risparmiare e proteggere l’ambiente, riciclando e trasformando materiali che usiamo tutti i giorni.
Raccolta differenziata: gioca con noi!
SAT vi propone il “QUIZZONE RACCOLTA DIFFERENZIATA: CHE RICICLATORE SEI?” al seguente LINK.
Mettetevi alla prova e se avete dubbi non esitate a contattarci. Buon quizzone!
E voi che riciclatori siete?
COMIECO (Consorzio Nazionale Recupero e Riciclo degli Imballaggi a base Cellulosica) ha ideato questo Quiz.
Riciclala! Il gioco della differenziata
Segnaliamo questa pagina dedicata ai bambini del COREPLA (Consorzio Nazionale per la raccolta, il riciclo e il recupero degli imballaggi in plastica), dedicata ai bambini.
Può essere richiesto gratuitamente un kit gioco che contiene 32 carte con cui giocare in gruppo, imparando le regole della raccolta differenziata e le proprietà della plastica; 2 cartoline per costruire piccoli personaggi riutilizzando tappi di plastica; la guida docenti (se fatto con la scuola), con le regole dei giochi.
Inoltre si può fare un quiz per mettere alla prova le vostre conoscenze sulla plastica!
Buon gioco a tutti!
Concorso #ObiettivoAlluminio
Segnaliamo questo bel concorso #ObiettivoAlluminio promosso dal CIAL (Consorzio Nazionale Imballaggi in Alluminio), dedicato alle scuole secondarie di secondo grado, edizione 2018-2019 e che invita tutti gli studenti a mettersi alla prova, raccontando l’alluminio e le sue infinite vite. I ragazzi possono registrare un breve video da 30 a 60 secondi, oppure scattare una o più fotografie, oppure creare un contenuto social, l’importante è che il protagonista sia l’alluminio!
Lo stile dell’opera può essere giornalistico, narrativo, musicale, pubblicitario, in bianco e nero o a colori: ai ragazzi la scelta! Maggiori informazioni per partecipare al concorso potete trovarle a questo link.